La dinamica dell’ideologico quotidiano
di Gianni Trimarchi
La tradizione positivista ci presenta l’uomo nella sua dimensione cosciente, in tam tantaque paratus, ignorando la freudiana “umiliazione psicologica”, secondo la quale ogni scelta “razionale” è sempre condizionata dai processi primari, che esprimono un significato reale sempre diverso da quello dichiarato.
L’affermazione per cui il pensiero non sempre si attua seguendo procedimenti rigorosamente logici non rappresenta peraltro una novità. Già Aristotele, nell’Organon, affermava che gli uomini ragionano spesso in base ai giudizi imperfetti (entimemata)[1], o a concezioni legate più alla tradizione che non a una logica rigorosa (endoxa)[2].
Nell’età contemporanea, analogo concetto fu espresso ad esempio da Alfred Schutz (1899-1959), allievo di Husserl. Austriaco, ma esule in America a partire dal 1939[3]; egli si trovò a ragionare sui suoi colleghi, docenti universitari. Questi, nonostante l’alto livello culturale, gli risultarono pieni di Idola tribus[4], in conflitto col desiderio di comprensione razionale messo in atto dallo straniero, al quale veniva contrapposto un problema di ritualità, a volte insuperabile. Qui non era in gioco una credenza religiosa, ma semplicemente un passivo abbandono alla tradizione, dove un senso vero e proprio non c’era, o comunque non veniva cercato, mentre l’attaccamento a certe consuetudini e a certi modi di vedere era in ogni caso molto forte. In sostanza si riproponeva per lo straniero il tema degli endoxa che, secondo Aristotele, un buon oratore deve stare ben attento a non urtare[5] quando si rivolge a un pubblico. Potremmo anche dire che Schutz anticipa di alcuni anni il discorso di Fromm sulla “deficienza socialmente strutturata”[6] e su un contesto sociale nel quale le varie consuetudini sono più giustificate dal conformismo, che non da un’autentica scelta di valori. Si tratta di un modo di essere piuttosto opaco, che però finisce col suscitare dei consensi a un livello assai profondo.
In questo contesto Fromm inserisce la storia di una signora, residente in un quartiere-modello americano, la quale venne addirittura messa al bando dalle sue vicine per aver trasgredito i riti di una retorica dell’antiretorica, usando le posate d’argento e una tovaglia di pizzo durante una festa.[7]
Analoghi riscontri si possono trovare nelle sperimentazioni di Goffman, quando egli parla in esplicito di ribalta e di retroscena, o comunque di una recitazione che i vari soggetti nella vita quotidiana si scambiano l’uno con l’altro, a prescindere da un modello razionale di interpretazione della realtà. Ad esempio un idraulico un po’ avanti negli anni usava sì gli occhiali da vista per lavorare, ma aveva sempre cura di metterli in tasca tutte le volte che sentiva arrivare la padrona di casa. “Egli doveva difendere un’immagine di forza e di rudezza, tipica della sua professione… trasformando il suo lavoro in una rappresentazione.”[8] Un altro esempio, citato da Goffman, è costituito da una studentessa molto intelligente, che si recitava come un’ «oca» hollywoodiana, tutte le volte in cui era presente il fidanzato. Egli infatti non voleva essere leso nella sua onnipotenza dalla ragazza che pure amava ed era gratificato dal vederla recitarsi in questo modo[9]. Va qui ricordata anche una ricerca di H. Garfinkel [10] il quale mandò i suoi studenti nei negozi a comprare vari prodotti, offrendo una cifra inferiore a quella indicata nel cartellino. In certi casi la proposta sarebbe stata ragionevole, dal momento che alcune merci erano in giacenza da lungo tempo e in effetti valevano molto meno di quanto indicato. La risposta unanime da parte dei commessi pare sia consistita però un rifiuto tanto netto quanto imbarazzato, perché modificare il prezzo non significava discutere sul valore oggettivo di un articolo, ma violare un rito che a nessuno era mai stato consentito di trasgredire e nemmeno di pronunciare. Si tratta delle espressioni “indessicali”, che non possono essere definite nell’esplicito, ma compaiono in forma cogente come sottointesi irrinunciabili all’interno dei nostri discorsi.
Analoghe considerazioni potremmo fare a proposito dello studente torinese che vendeva merendine all’interno della sua scuola. Per quanto ci è dato di capire da una breve scheda comparsa recentemente sui giornali[11], egli fu sospeso per quindici giorni non perché ci fosse davvero qualcosa di illecito nelle sue vendite, ma per il fatto che violava la ritualità scolare. Ulteriormente curioso il fatto che lo stesso studente abbia ricevuto un premio dalla fondazione Einaudi per la capacità imprenditoriale dimostrata. In sostanza in una stessa società esiste sempre una stratificazione di gruppi e riti diversi, in conflitto fra loro[12]. Volendo essere ironici, in certo senso la scelta operata prima dalla scuola e poi dalla fondazione sembra aver messo in atto una dinamica in qualche modo paragonabile a quella delle guerre di religione, o comunque a quella di un polimorfo pensiero selvaggio, frainteso da entrambe le parti contendenti come un’espressione logica.
A chi volesse demonizzare il sistema, definendolo come qualcosa di rigorosamente coerente e ineluttabile, possiamo quindi rispondere che il discorso è molto articolato e ricco di “mondi possibili”. Volendo uscire dalla cronaca del presente, possiamo ricordare la storia della damigella Francesca Scanagatta[13], nobile milanese, la quale alla fine del Settecento riuscì per quattro anni a gestire clandestinamente il ruolo di ufficiale all’interno dell’esercito austriaco; in un periodo di guerra, essa riuscì a meritare una promozione e una medaglia. Quando il caso fu scoperto, i superiori fecero una grande festa in suo onore e la congedarono, mantenendole però lo stipendio e poi la pensione. Questo in virtù dei suoi indiscutibili meriti militari, che prescindevano dalla recitazione di un ruolo improprio. Il vero oggetto di interesse in questa vicenda non è pertanto costituito dalle tendenze viriloidi di una ragazza, ascrivibili all’ambito di un caso personale. È invece di grande rilievo l’elasticità dimostrata dall’istituzione, che, già all’inizio dell’Ottocento, fu perfettamente in grado di inglobare una devianza. Si trattava dell’esercito imperiale, assolutamente granitico nel suo autointendimento e nelle sue formule indessicali, ma duttile nei fatti e capace di svolgere la funzione dell’io, che gestisce le pulsioni, pur senza crearle.
Resta quindi da chiedersi se la Scanagatta rappresenti solo una perturbante eccezione alla regola, o non piuttosto una promessa di ribaltamento dell’ideologia quotidiana, che è dinamica. Come scrisse R. Rorty, non a caso pragmatista:
…Bisognerebbe smettere di preoccuparsi di vedere se le proprie credenze siano ben fondate e invece cominciare a preoccuparsi di vedere se si è stati abbastanza creativi per escogitare alternative interessanti alle credenze attuali. [14]
[1] E. Berti, Aristotele, Bari, Laterza 1997, 25.
[2] Ivi, p 73.
[3] Per maggiori indicazioni sul pensiero di Schutz, cfr. G. Trimarchi La logica del pensiero quotidiano, riflessioni sulle “realtà multiple” di A. Schutz, in: http://www.incircolorivistafilosofica.it/numero-2-dicembre-2016/, sez. Laboratorio
[4] A. Schutz, The Stranger, An Essay on Psycology in American Journal of Sociology n 49, 499-507,
1944, trad. francese L’étranger, ed Allia 2010, 36.
[5] E. Berti, Aristotele cit, 42.
[6] E. Fromm The Sane Society, New York 1955, trad. it: Psicanalisi della società contemporanea, Milano, Edizioni di Comunità 1971, 12.
[7] Ivi, 153.
[8] E. Goffman The Prentation of Self in Every Life, 1959. Trad. it. La vita quotidiana come rappresentazione, Bologna, il Mulino 1969, 67.
[9] Ivi, 51.
[10] H. Garfinkel, Studies in Ethnomethodology, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1967.
[11] http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/torino-borsa-di-studio-a-studente-che-vende-merendine-a-scuola-protesta-dei-compagni-immeritata/3255863/.
[12] Per un’esauriente disamina del concetto di stratificazione v. R. Collins, Conflict Sociology – Toward an Explanatory Science Academic Press Inc, New York, 1975, trad. it. Sociologia, Bologna Zanichelli 1980.
[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Francesca_Scanagatta.
[14] R. Rorty, Philosophy and the Mirror of Nature 1979, trad. it. La filosofia e lo specchio della natura 1979, Milano, Bompiani 1986, 34.
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