Jacques Le Goff e il mondo dei simboli
Il modo di fare storia adottato e perfezionato da Jacques Le Goff, con un’attività di ricerca che si estende su quasi sessant’anni, presenta molteplici aspetti. Cercherò di illustrarne uno, che
mi sembra particolarmente importante e che va anche al di là degli interessi propri degli studiosi di storia medievale, ritagliando un percorso attraverso tre delle sue opere.
La prima è il saggio del 2001 L’Occidente medievale e il tempo (che è la sintesi di riflessioni cominciate già nel 1960 con Tempo della chiesa e tempo del mercante). Gli strumenti di organizzazione e misura del tempo si possono ridurre a due, i calendari e gli orologi, dotati prima di tutto della loro dimensione oggettuale e tecnica. Le Goff li considera invece piuttosto per ciò che fanno scoprire intorno alla percezione più intima e soggettiva della dimensione temporale, colta nel suo mutamento storico.
Di ogni figura della realtà, quella naturale e quella artefatta, si può dire che si presenta agli esseri umani con un duplice livello, quello materiale e immediato e quello di un sovrappiù simbolico, con una ridondanza di significato che rimanda a realtà nascoste, più o meno sfuggenti. Il calendario liturgico cristiano è, a un primo livello, la fusione del sistema dei mesi romano con la settimana ebraica, ma è anche simbolo della storia sacra raccontata nel Nuovo Testamento e della storia umana e sovrumana della salvezza. A sua volta, il tempo segnato dalle campane delle torri campanarie si rapporta all’alba e al tramonto ed è composto di ore di durata disuguale secondo il mutare delle stagioni; in più rimanda al clero secolare e regolare, padrone delle campane e del tempo stesso, e ai momenti della sua preghiera dalla quale il mondo dei laici deriva sicurezza e protezione. Diverso è il tempo segnato dagli orologi meccanici posti sulle torri comunali, un tempo laico per le esigenze del cittadino, che rimanda alle attività profane del contare e misurare riferite al lavoro, al denaro, al profitto; un tempo fatto di ore tutte uguali fra di loro, indifferenti alle stagioni, divisibili in sottomultipli omogenei. Ancora diverso sarà poi il tempo segnato dagli orologi personali, che lascia soli di fronte alla scansione dei secondi e degli istanti e che non viene più facilmente riempito di senso e di valore dalle attività collettive sacre e dalle loro promesse di protezione.
Il linguaggio dei simboli occupa uno spazio ancor meglio definito nel saggio del 1976 Il rituale simbolico del vassallaggio. I simboli sono una sottocategoria dei segni, dai quali si distinguono poco quando la loro produzione avviene secondo convenzioni consapevoli e riconosciute. I simboli possono essere creati con intenti letterari e artistici, a volte secondo i canoni più rigidi dell’allegoria, a volte con la maggiore creatività posseduta dalle metafore. Lo storico delle mentalità e lo studioso dell’uomo devono soprattutto prestare attenzione alla produzione di senso che avviene attraverso simboli involontari, che nemmeno coloro stessi che se ne servono riuscirebbero a spiegare fino in fondo. Le Goff sa bene che il rituale del vassallaggio è venuto acquisendo forme giuridicamente codificate, ma dovendone cogliere il valore originario scarta i suoi aspetti politici ed economici. La sua finissima analisi del triplice simbolismo della parola, degli oggetti e dei gesti lo conduce a vedere nel vassallaggio la creazione di strutture di amicizia con un valore sacrale vincolante pari o anche superiore a quello della parentela naturale. Se la struttura vassallaggio-fedeltà è storicamente legata al Medioevo europeo, i simbolismi che ne fanno da sigillo aprono inaspettate prospettive anche a chi studia la realtà più nascosta e indecifrabile dei rapporti fra esseri umani.
La simbologia del gesto ci introduce alla terza delle opere di Le Goff qui ricordate, Une histoire du corps au Moyen Age, del 2003. Nel Medioevo (e non solo) il corpo è stato utilizzato spesso come metafora o allegoria politica, con la testa, il cuore e le membra poste a rappresentare i poteri regali e sacerdotali oppure i diversi ordini della società. Ma è sul vero e proprio corpo materiale dell’uomo e della donna, nudo o vestito, che si svolgono le considerazioni più stimolanti. Il corpo manda messaggi inconsapevoli, vuole essere ascoltato ma non trova un modo diretto per esprimersi, e questo lo sanno bene gli psichiatri, medici dell’anima. Il corpo nelle sue varie condizioni conta per il suo sovrappiù simbolico, di volta in volta nascosto, represso, temuto, idealizzato, sublimato. Il corpo rappresenta nel Medioevo ora l’innocenza al tempo del giardino dell’Eden, ora il peccato della lussuria; ora è l’opera suprema del creatore, carica di bellezza e destinata a risplendere nella reincarnazione; ora è il segno della debolezza, della malattia, l’oggetto diretto della condanna al lavoro e alla procreazione con dolore, il preannuncio della decrepitezza, dell’orrore della morte. Da educare e sottomettere a una regola, da castigare perché sempre vi è refrattario, da mostrare nelle prodezze del cavaliere e da nascondere negli abiti monacali, il corpo specchio dell’anima diventa specchio della società in cui si trova inserito. «Il corpo ha dunque una storia, il corpo è la nostra storia.»
L’Occidente medievale e il tempo e Il rituale simbolico del vassallaggio
si trovano in I riti, il tempo, il riso. Cinque saggi di storia medievale, Laterza, Roma-Bari 2001. Tempo della chiesa e tempo del mercante sta nella raccolta di articoli dallo stesso titolo, Einaudi, Torino 1977. Il corpo nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari 2005 è da leggere insieme al capitolo IV (“Corps, gestes, objects”) di Un Moyen Age en images, Hazan, Paris 2000.