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Società di Psicoanalisi Critica » Ideologico quotidiano

IDEOLOGIA PATOLOGICA

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di Adriano Voltolin

Maurice Godelier scrisse una volta che c’è un modo di fare storia che ne falsifica il profilo fin dall’impostazione del lavoro di ricerca: il modo è quello di riconoscere un fatto piuttosto che di conoscerlo. Questa osservazione dell’antropologo francese non vale solamente per gli storici, ma anche per tutti quegli scienziati che, per dirla con Bion, fanno della memoria, e sommessamente anche del desiderio, l’asse portante del loro lavoro.
L’insufficiente capacità di contenimento è certamente un problema di non poco conto in un dibattito sulla metodologia scientifica, ma assume un profilo diverso e più preoccupante quando si fa sapere diffuso, ideologia basata sul pregiudizio.

IL MITO E’ MORTO, W IL MITO! Ricordando il Sessantotto.

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di Gianni Trimarchi

Cinquant’anni! Ma la vivida presenza di quanti hanno partecipato a quel pur breve momento non ci abbandona. Si trattò, sul piano “oggettivo”, di nuove analisi economiche e politiche, che certo modificarono un orizzonte mondiale. Ad un tempo tuttavia non va dimenticato che queste analisi si svilupparono in un particolare clima di effervescenza culturale. È opinione ormai diffusa che conquiste per noi fondamentali, come le leggi sul divorzio e sull’aborto, lo statuto dei lavoratori e le centocinquanta ore, furono la scrittura di questo nuovo modo di sentire. Potremmo ricordare anche altri aspetti non scritti come la parità fra i generi e la liberazione sessuale, che hanno toccato più o meno tutti i partecipanti al movimento, diventando poi una conquista stabile per le nuove generazioni.

Newstown, modelli sviluppo_aggiunta

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di Enrico Perilli

C’era una volta Lucoli. Nell’immaginario cittadino Lucoli è il paese da attraversare per arrivare a Campo Felice o il paese di provenienza di qualche collega o amico. In realtà il Comune montano di Lucoli ha una storia ricca e gloriosa non solo per avere dato i natali a Pietro Marrelli, avvocato mazziniano membro della Carboneria, condannato a 16 anni di carcere per cospirazione, ma per aver avuto un’economia fondata sulla pastorizia e sul lavoro del bosco in una splendida valle attraversata da un piccolo corso d’acqua. Con il tramonto della civiltà contadina, l’urbanizzazione e l’industrializzazione, Lucoli inizia a spopolarsi e decide di darsi un futuro legando le sue sorti al turismo monotematico invernale dipendente dagli impianti sciistici di Campo Felice. Fino a qualche decennio fa sopravviveva ancora qualche scampolo di vita rurale e il paese, soprattutto d’estate, era molo animato, tant’è che qualcuno scrisse sul lavatoio di Colle di Lucoli “alla fonte ci sarà sempre qualcuno”; così è stato, a qualsiasi ora si attraversava il Colle, alla fonte c’era sempre qualcuno. Ai margini del percorso stradale che conduce a Campo Felice insistevano molte attività commerciali e di ristorazione frequentate non solo da turisti ma anche da numerosi allevatori.

Newstown, razzismo

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di Enrico Perilli

Diversi anni or sono, ai tempi degli sbarchi dall’adriatico da parte di cittadini albanesi, durante una riunione tra docenti universitari un professore della Facoltà di ingegneria, poco a conoscenza del suo mondo emotivo, raccontò un sogno: si trovava su una montagna, iniziò a rotolare giù e finì su un barcone pieno di albanesi che lo portò non in Italia ma in Albania, si svegliò spaventato e spaesato. L’ingegnere autore del sogno diede la responsabilità di questo strano prodotto onirico alla costolette di maiale mangiate la sera precedente, gli psicoanalisti presenti in sala invece non faticarono a riconoscere i temi archetipici del sogno. Il sogno diceva al professore che nuove parti psichiche, frammenti scissi di personalità, stavano emergendo. Venivano rappresentate nel sogno dall’arrivo dei diversi, degli sconosciuti, gli albanesi e dall’essere scaraventato in una terra vissuta nell’immaginario collettivo come ostile, l’Albania.

EL 68 EN ARGENTINA, hoy más vigente que nunca en las calles, en las pancartas, en los grafities.

Written by laura. Posted in homepage, Ideologico quotidiano

Mayo del 68 fue y es paradigma de los movimientos populares de la segunda mitad del siglo pasado en Argentina y considero que también para muchos de los países de Latinoamerica. Tal vez como en 1800 para las gestas libertadoras, los aires revolucionarios de Europa: Igualdad, Libertad, Fraternidad, llegaban también a orillas del Rio de la Plata, al Virreynato del Alto Perú, a México, también en los 60 se esparcieron por el territorio americano las consignas de ese Mayo francés: prohibido prohibir, la imaginación al poder, nosotros somos el poder y asimismo la idea de que la revolución estaba en la libertad sexual, en el arte, la política, en la libertad de expresión, en el pueblo[i].

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