L’HARTMAN DI VARESE

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letteredi Adriano Voltolin

In un passaggio di uno scritto relativo alla guerra nel Golfo, Hanna Segal affermava, riferendosi a Tony Blair e a George Bush jr., che era incredibile come atteggiamenti che sarebbero parsi francamente patologici in un cittadino qualsiasi, non apparissero più tali quando li si vedevano in un personaggio politico di un qualche rilievo; si riferiva al fatto che il presidente statunitense ed il primo ministro britannico, dopo aver ammesso che le armi atomiche Saddam Hussein non le aveva mai avute e che loro lo sapevano, non solo avevano mandato in guerra i loro soldati e fatto morire sia i loro che quelli di Saddam, ma chiedevano anche di essere premiati per la loro azione con la rielezione, puntualmente poi avvenuta.

PENSIERI SULL’EPIDEMIA ED EPIDEMIA DEL PENSIERO

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lettere di Giuseppe Viviano

C’è chi scompone in coppie di cifre l’anno 2020, sostenendo che sia l’anno della quarantena. Ovviamente lo dirà per sdrammatizzare, ma non si può escludere che qualcuno ci creda. Credenti nel misticismo o no, è in atto una pandemia, cioè un’epidemia su scala globale.
Nonostante sembri un problema che può essere affrontato solo dal sapere biologico, nel concreto è affrontato non meno dalla politica. In casi di epidemia, infatti, il modo di organizzarsi della società è strettamente legato a quelli che sono i saperi medici presi in considerazione, le informazioni che gli esperti possiedono e comunicano alle forze politiche e l’uso che queste ne fanno.
D’altronde, la cosiddetta medicalizzazione della questione sanitaria è avvenuta nel XIX secolo, come ricorda Frédéric Vagneron.[1]

IL CORONAVIRUS ED IL FANTASMA DI JOKER

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letteredi Adriano Voltolin

Credo, immagino come molti altri, che i provvedimenti presi dal governo, in presenza di un virus nuovo rispetto al quale non abbiamo ancora sviluppato strumenti atti a contenerlo, siano complessivamente ragionevoli. Lo scopo è quello di rallentare fortemente la contagiosità del virus evitando che le persone si assembrino; strumento elementare se si vuole – come sparare alle gomme di un auto per fermarla quando i freni per qualche motivo non funzionino – ma antico (era quello utilizzato contro le pestilenze) e collaudato.
Quel che si vuole però mettere in rilievo in questa sede è la natura dello strumento utilizzato per far questo, lo stato di eccezione, il quadro in cui questo si inserisce e le sue ripercussioni nella vita civile di ogni giorno.

GARCÍA MÁRQUEZ ANTICIPA IL CORONAVIRUS

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di Eva Gerace

QUALCOSA DI MOLTO GRAVE SUCCEDERÁ IN QUESTO BORGO
Immaginatevi un borgo molto piccolo, dove c’è una signora vecchia che ha due figli, uno di 17 e una figlia di 14. Gli sta servendo la colazione e ha un’espressione preoccupata. I figli le domandano quello che le succede e lei risponde:
– Non so ma mi sono alzata con il presentimento che qualcosa di molto grave sta per accadere a questo borgo.
Loro si burlano della madre. Dicono che quelli sono presentimenti da vecchi, cose che accadono. Il figlio va a giocare a biliardo e nel momento in cui va a tirare una carambola semplicissima, l’altro giocatore gli dice:
– Scommetto un peso che non la fai.
Tutti ridono. Lui ride. Tira la carambola e non la fa. Paga il suo peso e tutti gli domandano cosa fosse successo, se era una semplice carambola. Risponde:
– È certo, però mi è rimasta la preoccupazione di una cosa che mi ha detto mia madre questa mattina su qualcosa di grave che succederà a questo paese.
Tutti ridono di lui, e chi ha vinto il peso ritorna a casa, dove sta con sua mamma o una nipote o infine qualsiasi parente. Felice con il suo peso, dice:
– Ho vinto questo peso a Damaso nella maniera più facile perché è uno stupido.
– E perché è uno stupido?
– Per l´amor del cielo, perché non ha potuto fare una carambola facilissima impedito dall’idea che sua mamma si è alzata oggi con il presentimento che qualcosa di molto grave accadrà in questo borgo.
Allora sua madre gli dice:
– Non burlarti dei presentimenti dei vecchi perché a volte si realizzano.
La parente lo sente e va a comprare della carne. Chiede al macellaio:
– Mi venda 500g. di carne – e nel momento in cui gliela sta tagliando, aggiunge -:
Meglio mi venda un chilo, perché vanno dicendo che qualcosa di grave accadrà e la cosa migliore è stare preparati.
Il macellaio prepara la sua richiesta e quando arriva un’altra signora a comprare mezzo chilo di carne le dice:
– Compri un chilo perché sta venendo la gente dicendo che qualcosa di molto grave accadrà, e si sta preparando comprando cose.
Allora la vecchia risponde:
– Ho vari figli, guardi, meglio che mi dia due chili.
Si porta i due chili; e per non dilungarmi, dirò che il macellaio in mezz’ora termina la carne, ammazza un’altra vacca, la vende tutta e si va diffondendo la diceria. Arriva il momento in cui tutti, nel borgo stanno aspettando che succeda qualcosa. Si fermano le attività e all’improvviso, alle due del pomeriggio, fa caldo come sempre.
Qualcuno dice:
– Vi siete accorti del caldo che sta facendo?
– Ma se in questo borgo ha fatto sempre caldo!
(Tanto caldo che in questo borgo i musicisti avevano gli strumenti rammendati con catrame e suonavano sempre all’ombra perché se suonavano al sole gli cadevano a pezzi.)
– Tuttavia – dice uno -, a quest’ora non ha mai fatto tanto caldo.
– Ma alle due del pomeriggio è quando fa più caldo.
– Sì, però non tanto caldo quanto ora.
Improvvisamente un uccellino scende nella piazza deserta, e si diffonde la notizia:
– C’è un uccellino in piazza.
E tutti vengono, spaventati, a vedere l’uccellino che scende.
– Ma signori ci sono sempre stati uccellini che scendono.
– Si, però mai a quest’ora.
Arriva un momento di tale tensione per gli abitanti del paese, che sono tutti disperati, vorrebbero andarsene ma non hanno il coraggio di farlo.
– Io sì sono molto macho – grida uno -. Io me ne vado.
Prende i suoi mobili, i suoi figli, i suoi animali, li mette su un carro e attraversa la strada principale dove c’è lo sciagurato popolo che lo guarda. Fino al momento in cui dicono:
– Se questo osa, allora anche noi ce ne andiamo.
E cominciano a spogliare letteralmente il borgo. Si portano via le cose, gli animali. Tutto.
E uno degli ultimi che abbandona il borgo, dice:
– Che non arrivi la disgrazia su quello che rimane della nostra casa – e allora l’incendia e anche gli altri incendiano le loro case.
Fuggono in un tremendo e vero panico, come in un esodo da guerra, in mezzo a loro va la signora che ebbe il presagio, esclamando:
– Io l’ho detto che qualcosa di molto grave sarebbe passato, e mi hanno detto che ero pazza.
Fine.
Algo muy grave va a suceder en este pueblo, racconto di Gabriel García Márquez.

L’autore ci mostra come si fugge da un tremendo e vero panico: come in un esodo da guerra. In questa storia il paziente zero lo abbiamo trovato è la signora, la pizia che sentenzia: Io l’ho detto che qualcosa di molto grave sarebbe passato, e mi hanno detto che ero pazza.
L’identificazione panica produce questi effetti. Quando c’è un pericolo imminente, vero o immaginario, i meccanismi intrapsichici, l’influenza psichica può essere più forte o letale che un virus. Sappiamo che c’è un timore ancestrale quando qualcosa di ignoto o senza possibilità di capire o da guarire si avvicina, ci tocca. Soprattutto quando non possiamo essere lontani da ciò, allora la fuga, come nel racconto di García Márquez, verso fuori, o chiusi dentro, appaiono come unica possibilità. Basta guardare o leggere le notizie di questi giorni, supermercati presi d’assalto, scaffali vuoti, la gente che neanche si guarda, coprendosi con mascherine, si incolpano gli stranieri, il virus del razzismo ha influenzato come mai!
Se ragioniamo un po’ i diversi motivi per fare salire il panico a un’epidemia delirante è più frequente oggi che in altre epoche, delle società che apparentemente hanno raggiunto delle libertà che non avevano prima, paradossalmente mostrano una società liquida, ossia, vuota di ideali, presa dal panico, smarrita, che ha delle difficoltà per associarsi e creare delle reti di sostegno, di comunicazioni produttive, molto necessarie per poter attraversare una problematica come questa.
Freud ci ha parlato del malessere della vita, oggi c’è una grande fatica dovuta alla corsa verso il progresso. Non c’è tempo per riflettere, nel baratro della cultura neoliberista, ognuno fa la propria lettura di questo virus, sia politica, religiosa, sociologica, medica, sia pessimista, angosciata, pazza; ma ci sono anche quelli che restano attenti, senza allarmismi, cercando di capire i passi a seguire, da fonti serie come i consigli che l’OMS o il Ministero della Salute comunicano per evitare l’infezione.
Sappiamo che quando arrivano delle cose che non si capiscono, anche se sono cose che si sono volute, appare la paura. La paura della paura … Quando si soffre per non capire, man mano si va entrando in uno stato di panico. Lacan afferma che L’uomo sempre ha saputo adattarsi al male. Il reale, posso pensare per esempio il coronavirus, il solo reale concepibile al quale abbiamo accesso è precisamente questo e dobbiamo darci una ragione. Dare un senso alle cose in un altro modo. Altrimenti l’uomo non avrebbe angosce.
Se non c’è un senso, un cerchio dove sostenersi, se non si capisce, c’è smarrimento, panico. Se continuiamo con gli insegnamenti di Freud, possiamo comprovare un’altra volta che l’uomo, la donna, nella massa perdono la propria singolarità e la coscienza di sé, per questo, diventano più aggressivi.
Chi si dà l’opportunità discorsiva è più protetto. Nelle esperienze vissute durante un terremoto, oltre il movimento tellurico o crollo delle case, si ha dimostrato che la quantità più grande di vittime sono dovute al panico. Il lavoro preventivo è fondamentale. Il dialogo che dà la possibilità di capire, le trasmissioni anche sui social dovrebbero limitare le risposte irragionevoli dovute al panico, senza mai negare la realtà.
Siamo sommersi nei discorsi dei Poteri, circondati di virus di paure e di razzismo, ma possiamo anche limitarli con una parola che ci aiuti a trovare le differenze, a non scappare, ad essere presenti per potere prevenire al massimo possibile l’influenza del panico, della violenza, dello smarrimento. Ad ascoltarci sulle paure che avevamo prima di coronarle in questo virus.
Una vera psicoprofilassi: farsi qualche domanda prima di agire tempestivamente.

RADICI NEGATE: RISCRIVERE LA STORIA

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ponte

Sabato 08 Febbraio 2020 – ore 18:00

Libreria Ammadeo
Via G. De Nava, 114, Reggio Calabria
Ingresso libero

RADICI NEGATE: RISCRIVERE LA STORIA

Intervengono nel dibattito: Eva Gerace

Dal ciclo di incontri “Il lettino in libreria” Sabato 9 Febbraio a Reggio Calabria, Eva Gerace presenterà insieme a Donatella Previtera, psicologa e autrice del testo: “Radice di rosa” , Radici negate: riscrivere la storia.

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