Il rifugio e la prigione. La psicoanalisi tra clinica e critica

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lettereAdriano Voltolin
Il rifugio e la prigione. La psicoanalisi tra clinica e critica
Mimesis, Milano, 2013

di Recensione di Gian Luca Barbieri

Nel sottotitolo dell’ultimo libro di Adriano Voltolin, Il rifugio e la prigione, si leggono due parole che costituiscono, a nostro parere, la chiave e lo snodo centrale del pensiero dell’autore: “clinica” e “critica”. Esse indicano due dimensioni che si intrecciano intimamente nella prospettiva teorica ed epistemologica di questo psicoanalista e che rinviano rispettivamente ai due versanti kleiniani del mondo interno e della realtà esterna; versanti che si implicano a vicenda tanto da risultare inscindibili.

Bambini stranieri

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anfiteatro25 gennaio – 29 marzo – 24 maggio 2014

ore 9.30-13
Associazione Culturale Punto Rosso
Via Gugliemo Pepe, 14
Milano
Ingresso gratuito

Casi in consultazione psicoanalitica

Il tema che verrà affrontato nei seminari della Società di Psicoanalisi Critica per l’anno 2014 sarà quello del lavoro clinico con bambini nati o vissuti in Italia, figli di una coppia di stranieri, all’interno della quale padre e madre possono anche provenire da paesi diversi e, quindi, con lingue e culture differenti.

In difesa della psicoanalisi

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letteredi Franco Romanò

È un piccolo libro importante quello pubblicato da quattro psicoanalisti, appartenenti a diverse scuole, per i tipi di Einaudi. Si tratta di personalità molto note anche nel dibattito pubblico; dunque militanti.

Il tema è un tormentone che accompagna la psicoanalisi dalle sue origini: il suo statuto, la sua scientificità, la sua efficacia. I quattro autori – Simona Argentieri, Stefano Bolognini, Antonio Di Ciaccia e Luigi Zoja – rispondono nei loro saggi agli attacchi che, recentemente sono stati mossi alla teoria psicoanalitica e che hanno alimentato un dibattito sui quotidiani, cui diede una prima risposta la giornalista Luciana Sica: fu lei a proporre ai quattro interlocutori di rispondere alle critiche – sempre le stesse – come nota Luigi Zoja, in un passaggio del suo intervento.

Il sacro al tempo della crisi: riflessioni rapsodiche su “Un giorno devi andare” di Giorgio Diritti.

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letteredi Franco Romanò

Premessa

L’ultimo film di Giorgio Diritti va iscritto nel novero delle opere mistiche del nostro tempo. Mi rendo conto che la mia è un’affermazione assai perentoria, anche perché il termine si presta a molti equivoci e fraintendimenti.

Meister Eckart era un mistico e un uomo di chiesa e dunque un religioso che aveva a che fare con la religione nei suoi diversi e molteplici aspetti: monsignor Marcinkus condivide l’aspetto religioso con Meister Eckart, ma credo che anche molti cattolici storcerebbero il naso se lo definissi anche un mistico.

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