La critica americana: Arthur Miller
L’etica protestante, nel suo autointendimento, si propone una trasformazione della realtà, attuata nella storia. Nell’opera di Miller mi pare si veda la deductio ad absurdum di questo sogno antico, che non si presenta più come una realizzazione obiettiva, ma come qualcosa di irraggiungibile, se non attraverso la menzogna, che conferma i processi
nella loro patologia, nascondendo dietro ai sogni la verità inconfessabile del fallimento, spesso diffuso in certi contesti1, nei quali il “teatro della provvidenza” diventa il teatro di un’ipocrisia senza speranze.
- Mi viene in mente Totò in Siamo uomini o caporali? quando definiva la sua baracca come uno “chalet svizzero”, salvo che lì c’era una sottile e allusiva ironia napoletana, non una malafede perbenista e senza speranza. [↩]