Memoria e ricordo: alcune riflessioni rapsodiche
l’articolo nell’archivio di Costruzioni Psicoanalitiche anno 2010, fascicolo 19
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nell’archivio di Costruzioni Psicoanalitiche anno 2010, fascicolo 19
E’ noto che, nella psicoanalisi kleiniana, il superamento della posizione schizoparanoide è legata alla capacità di tollerare il pericolo di investire con la propria aggressività anche il seno buono. Proprio su questa tolleranza si erige difatti la riparatività che è la caratteristica fondamentale della posizione depressiva. La scissione che è originariamente sottesa a questi fenomeni, seppure debba essere ridotta per poter accedere alla depresssività, costituisce comunque un passo ineludibile nello sviluppo mentale del bambino.
Proseguendo lungo il cammino della critica della vita offesa, deformata, alienata o reificata, sofferente o perfino malata, proverò qui a schizzare le linee di una critica di quella vita svuotata che sembra configurarsi quasi come un’epidemia nelle società occidentali contemporanee[1]. Procederò in tre momenti. Inizierò da una breve analisi del paradossale rovesciamento del modello condiviso di vita buona, concernente in particolare gli ideali di autorealizzazione e di responsabilità personale in esso inscritti, realizzatosi nel quadro dell’egemonia neoliberale; quindi delle possibilità di approntare una critica immanente che miri a decifrare quei meccanismi che, sul piano ideologico-normativo, risultano volti a legittimare e giustificare le nuove forme di subordinazione, dipendenza e sfruttamento riconducibili ai processi innescati, di fianco ad altri fattori, dalla flessibilizzazione del mercato e delle forme del lavoro (I).