Appunti sul cinema di Pasolini
Data la mole non trascurabile di sceneggiature e di film realizzati da Pasolini, non pretendo certo di esaurire l’argomento in poche righe. È tuttavia opportuno fare qualche cenno a questo aspetto della sua produzione, vista l’originalità da lui dimostrata anche in questo campo.
Anzitutto egli tiene ad affermare che l’esperienza letteraria e quella cinematografica non sono antitetiche. Egli tiene a dichiararsi non tanto come regista, specializzato in un ruolo definito, quanto come autore, padrone dell’intera costruzione di senso, anche nel cinema, così come lo era in ambito letterario((1 P. P. Pasolini (colloquio con) Una visione del mondo epico-religiosa in Bianco e nero n. 6, giugno 1964)). Quando si pone nell’ambito delle definizioni teoriche, con un pizzico di ingenuità, egli dichiara che lo specifico del film consiste in una riproduzione del presente, con il carattere del presente storico((2 P. Pasolini, Empirismo eretico, Milano Garzanti, 1972,p 230)). Vedremo tuttavia che i suoi lavori socchiudono orizzonti ben più vasti.
Già infatti nel suo primo film, Accattone del 1961, Pasolini assume in parte codici neorealisti, ma i titoli di testa commentati con un passo della Passione secondo Matteo di Bach ribaltano fin dall’inizio il significato complessivo del lavoro, riportando la sofferenza dei sottoproletari romani da una semplice evidenza ad una dimensione sacrificale, che non è un semplice presente storico.