Umberto Eco: fra semiologia e mediologia
La morte di Eco ha lasciato attonita l’intera città: alcune migliaia di milanesi sono state al suo funerale, esprimendo un sentito cordoglio. Si trattava probabilmente di persone che non conoscevano le sue opere più significative, ma avevano per lui una sorta di venerazione, forse a causa degli scritti più popolari, ai quali spesso aveva dedicato un ingegno proteiforme, affrontando le più svariate questioni della vita quotidiana, dalle strategie del complotto ai problemi del dolore fisico, o mettendo in atto grandiose costruzioni fantastiche nei suoi romanzi. In tutti questi casi egli esprimeva il desiderio barocco di stupire, che riferiva ad Aristotele, per il quale la stessa filosofia era “la risposta a un atto di meraviglia”.
Il grande successo sociale del Nostro si verifica nella diffusione delle sue opere:Il nome della rosa fu tradotto in quarantasette lingue e stampato in trenta milioni di copie. Sarebbe però ingiusto parlare di Umberto Eco solo in questi termini.