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Adriano Voltolin

Adriano Voltolin, psicoterapeuta, psicoanalista, è Presidente della Società di Psicoanalisi Critica, Direttore scientifico dell’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Sesto San Giovanni (Milano) e Direttore della Rivista “Costruzioni psicoanalitiche”. E’ docente presso il Corso di Teoria Critica della Società presso l’Università di Milano-Bicocca. E’ autore di numerose pubblicazioni sulla teoria e la clinica psicoanalitica.

“SOPIRE, TRONCARE, PADRE MOLTO REVERENDO: TRONCARE, SOPIRE” Sul ’68 e dintorni

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di Adriano Voltolin

E’ imbarazzante scrivere qualcosa sul ’68. Non tanto perché l’abitudine di trasformare una memoria in un ricordo ed un ricordo in una commemorazione, fa sì che ci si trovi in una notte nella quale tutte le vacche sono nere: il 1848 e le cinque giornate di Milano, la lotta partigiana, le quattro giornate di Napoli, l’impresa dei mille e le guerre d’indipendenza sono, in quest’ottica, tutti fulgidi, e soprattutto intercambiabili, esempi di lotta per la libertà; e quindi Cattaneo, Garibaldi, Mazzini, Duccio Galimberti e Gennarino Capuzzo sono tutti fratelli anelanti la medesima cosa: la libertà senz’altre più precise definizioni che, al più, guasterebbero solamente il clima ecumenico.

La bugia nella clinica psicoanalitica

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anfiteatro

Sabato 28 ottobre 2017 – ore 9,30/13,00

Libreria Franco Angeli Bookshop
Piazzetta ribassata davanti al Teatro degli Arcimboldi
(MM5 – Bicocca; Bus 87; tram 7 – fermata Arcimboldi)
Ingresso libero

La bugia nella clinica psicoanalitica

Adriano Voltolin

conduce il dibattito Marina Ricci

La teoria e la clinica psicoanalitiche si sono per molto tempo soffermate sulla possibilità o meno di analizzare un mentitore abituale. In epoca più recente il quesito ha assunto un profilo meno semplicistico e più coerente con quella che è stata in filosofia e nella teoria della politica la storia teorica della bugia e del mentitore. Nel seminario si prenderanno in esame tre casi clinici presi dalla letteratura psicoanalitica e li si porrà a confronto con la teoria psicoanalitica sul mentitore come si è andata via via sviluppando e con l’impiego che viene fatto della bugia nella vita civile di una società.

Pranzo di Natale

Written by Adriano Voltolin. Posted in homepage, Ideologico quotidiano

Sono oramai anni che i pazienti in analisi parlano dell’arrivo del Natale come di un impegno sociale che procurerà una serie di grattacapi, incombenze, vicinanza con familiari con i quali vi sono dissapori antichi; non ultimo problema è quello di dare senso e misura alle mille leccornie che molti, se non tutti, i commensali vogliono portare o preparare per il pranzo della vigilia o del giorno di Natale che sia. A prescindere poi da coloro che stanno facendo un’analisi, non è difficile cogliere, parlando con colleghi ed amici, come il pranzo di Natale sia un’incombenza e come si attendano, come reale soddisfazione, i giorni di vacanza che seguiranno (tema sul quale ci sarebbe pure da riflettere).

Pasolini e lo spettro del rimosso

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letteredi Adriano Voltolin

Quando Pasolini venne ucciso, il 2 novembre 1975, mi trovavo ad un convegno di psicologia organizzato a Bologna da Enzo Spaltro: appena arrivò la notizia dell’assassinio, accanto al cordoglio, molti manifestarono l’idea che ad ucciderlo fossero stati i fascisti. Non era così. Era molto peggio a giudicare dalle varie ipotesi fatte e per le quali preferisco rinviare al lavoro di Aldo Giannuli pubblicato in questa stessa occasione.

In quel novembre del 1975 l’impressione lasciata dagli articoli di Pasolini sul Corriere della Sera nei tre anni precedenti, era molto forte sia per l’ottica che proponevano nel guardare alla società italiana ed ai suo mutamenti, sia per l’eco di polemiche che suscitavano.

Il punto di osservazione di Pasolini faceva perno sul disvelamento di ciò che era sotto gli occhi di tutti: un’operazione che in termini psicoanalitici consiste nella messa a fuoco del meccanismo della rimozione, la Verdrängung freudiana. La rimozione è uno strumento attraverso il quale l’inconscio si protegge dal turbamento che verrebbe prodotto dalla pulsione se, appunto, non vi fosse una protezione contro tale spinta. In termini clinici la rimozione è una difesa diversa da altre assai più potenti, ma anche molto più dannose in quanto danneggiano l’Io, il senso di identità. Freud distingue la nevrosi dalla psicosi anche attraverso il tipo di difese impiegate: lo psicotico cambia la realtà, il nevrotico la deforma per poterla sopportare. La rimozione allontana un contenuto disturbante dalla coscienza consentendo così alla medesima di non prendere atto di qualche cosa che la turberebbe più o meno profondamente.

Pietro Ingrao

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letteredi Adriano Voltolin

Quando, sul finire degli anni novanta, decidemmo, insieme ad altri colleghi, di dare vita ad un Istituto di lavoro psicoanalitico che avesse presenti le esperienze più nobili della psicoanalisi al tempo in cui questa si riprometteva di incontrare la sofferenza mentale delle persone che erano ed erano state sottoposte, nel loro vivere all’interno della propria società, a violenze e maltrattamenti di ogni tipo  – si pensava all’Istituto psicoanalitico di Berlino alla fine della prima guerra mondiale, alle esperienze della Tavistock alla fine della seconda, ma anche ai consultori psicoanalitici popolari a Buenos Aires negli anni della dittatura, all’esperienza di Enzo Morpurgo a Milano negli anni settanta e ad altre ancora – avremmo voluto invitare all’inaugurazione Pietro Ingrao. Gli telefonai e lui fu cortesissimo: fu vivamente interessato alle nostre “cose impossibili” e mi chiese di mandargli della documentazione. Si dispiacque che l’età ormai avanzata non gli consentisse più troppi viaggi e volle ringraziarmi per aver pensato a lui per inaugurare un lavoro di quel tipo.

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