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Antigone e l’«ironico abisso»

letteredi Gianni Trimarchi

Le vicende greche hanno assunto negli ultimi tempi un’accelerazione notevole, di cui non mi è dato di cogliere i risvolti economici, mentre mi risultano abbastanza chiari alcuni aspetti rappresentativi, o mediatici.
Con il referendum del 5 luglio avevamo assistito ad un grande trionfo della sinistra, che però dopo solo dieci giorni ha cominciato a spaccarsi, a causa delle trattative con la comunità europea, ritenute da molti greci poco coerenti con le premesse dichiarate fino a poco prima. Il Corriere della Sera di due giorni fa pubblicava l’immagine emblematica di una militante di sinistra che, ad Atene, stava bruciando una bandiera di Syriza!
All’inizio, l’atteggiamento del nuovo governo nei confronti dell’Europa era abbastanza chiaro, forse assimilabile alla figura ormai classica del “cavaliere della giustizia” in lotta contro il male. A questo proposito Tsipras, in un suo discorso, aveva evocato Antigone, ma in un senso che propriamente non si riferiva al tragico. Oggi al contrario ci troviamo davanti a quell’«ironico abisso», privo di ruoli precostituiti e di soluzioni possibili, in base al quale secondo G. Steiner si definisce la tragedia. Il discorso rimane in sospeso dal momento che il nostro eroe sembra essersi improvvisamente “creontizzato”, anteponendo la ragion di stato alle esigenze di un popolo sofferente, dichiarate fino a ieri. Come già accennato, non voglio entrare nel merito dell’oggettività di questa scelta, ma noto il brusco salto di timbro, che finisce col creare una simmetria fra opposte ragioni. In certo senso sembra ripresentarsi il caso della riscrittura dell’Antigone, pubblicata in Francia da Jean Anouilh nel 1943, durante l’occupazione. Le incertezze dell’autore riguardo alla Resistenza ebbero buon gioco nel fargli scrivere un testo intrinsecamente tragico, dove le ragioni religiose di Antigone avevano in sostanza lo stesso peso della ragion di stato; non a caso i tedeschi, fautori fin da allora del creontismo politico, non applicarono nessuna censura al testo. I partigiani tuttavia, paradossalmente, finirono con il trovare anche in questa Antigone una legittimazione per la Resistenza.
Non mi è dato di sapere quali sentimenti alberghino nell’animo di Tsipras, certo egli si rappresenta davanti all’opinione pubblica con tutta quell’ambivalenza che caratterizza i fatti e i misfatti degli eroi tragici, impedendo ai suoi fautori una facile scelta fra “bene” e “male” e imponendo un salto sintetico verso una nuova prospettiva, al momento non dichiarata. Secondo Fornari, alla base di ogni tragedia abbiamo sempre un misfatto e una sorta di locandina fissa, dove i personaggi principali sono sempre i membri di una stessa famiglia. Resta ora da chiedersi da che parte si rivolgerà la catarsi dei greci e quale atteggiamento potranno prendere nei confronti di quello che si era costituito per loro come “padre” sino a pochi giorni fa, prima di commettere un “misfatto”.


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